Frustrazione. Mai come ora Alexei Vazhin prova questa sensazione. Ha cercato qualsiasi modo di interagire col suo carceriere Leo, ma lui, ostinato, si è rifiutato di parlargli e Vazhin ha la certezza che non lo abbia neanche ascoltato. Parole gettate al vento.
Ora ha di fronte a sé il piatto vuoto e la ciotola dove era presente il cibo che gli è stato portato oggi. All’inizio Vazhin si rifiutava categoricamente di mangiare, poi però la fame e l’istinto di sopravvivenza hanno avuto la meglio. La rabbia cresce in lui, per il fatto di rimanere qui, bloccato a non fare niente.
Leo gli dà le spalle, sta spazzando i locali. “Ehi, Leo” cerca di richiamare la sua attenzione Vazhin “Visto che continui a far finta che non esisto, vediamo se questo lo senti”.
In uno dei suoi rari accessi d’ira, Vazhin afferra la ciotola, grande a sufficienza da passare attraverso le sbarre e la lancia. Solo che nel farlo una mano colpisce una di queste sbarre, col risultato che la ciotola rimbalza contro una parete e con rumoroso fragore cade a terra. Leo rimane impassibile e continua a spazzare.
“Molto strano” pensa Vazhin. Non per il fatto che non si sia voltato, ma che non abbia dato il minimo segno di aver sentito il rumore alle sue spalle, era impossibile… Un lampo di comprensione e l’uomo capisce, rimettendo al loro posto alcuni indizi carpiti nei giorni precedenti. Leo è sordo, forse anche muto, ecco perché non gli ha mai prestato attenzione. E ora, con una mente paranoica che funziona a ingranaggi ben oliati, Vazhin è certo che tutto quello che ha visto (dalle foto della sua famiglia a tutto il resto) sia stata una messinscena accuratamente costruita da Vladimir Menikov.
La rabbia non diminuisce, anzi, aumenta. “Ragazzino arrogante. Questa è stata la tua ultima provocazione nei miei confronti. Spesso si dice, per intimorire il proprio avversario, che non ti piacerà vedermi arrabbiato. Nel mio caso… è vero, drasticamente vero”.

LE CINQUE GIORNATE - CAPITOLO 2
WORLD WAR RUSSIA
di FABIO VOLINO
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

Vladimir Menikov osserva in televisione l’uomo che gli ha appena rovinato una splendida giornata. Ivan Kragoff, noto in altri ambienti d’elite come lo Spettro Rosso.
“Grazie a voi per l’opportunità che mi avete concesso” dice lo scienziato all’intervistatrice “Sapete, penso che questa intervista farà arrabbiare molte persone, ma la cosa non mi importa. Sì, molti negli Stati Uniti protesteranno a partire dal mio collega… Reed Richards, il quale l’ultima volta mi ha abbandonato in una struttura ospedaliera senza degnarmi di un secondo sguardo. Quello che si autoproclama Mr. Fantastic non ha esitato a lasciarmi in uno stato vegetativo, in una struttura governativa americana che non ha avvisato di questo le autorità russe. Chiedo al mio paese di lanciare una formale protesta contro un tale trattamento che va contro la Convenzione di Ginevra”.
“Ma è vera questa storia?” chiede Dimitri Bukharin “Possibile che Richards abbia fatto una cosa del genere?”.
“Le grandi menti a volte non si accorgono di questi piccoli particolari” ribatte Menikov “Oppure voleva davvero liberarsi di un suo rivale. Fammi ascoltare”.
“… tornato in Russia?”. Una nuova domanda dell’intervistatrice.
“Grazie alle meraviglie della scienza, sono guarito e ho recuperato tutti i miei ricordi. E quelli più vividi sono quelli di quando ero uno scienziato qui in Unione… volevo dire, in Russia. Il governo di allora non mi vedeva di buon occhio, ma quello era il passato. Ho visto il futuro qui nel mio paese, l’ho visto quando alla televisione è comparsa la nuova Guardia d’Inverno”.
“Ora arriva la tempesta” commenta Menikov.
“Quando Stella Nera ha detto che da quel giorno sarebbe cambiato tutto, che il governo sarebbe stato più vicino alla gente comune, ho capito che non era solo retorica. Ho capito che il mio paese aveva di nuovo bisogno di me… ed io potevo essere utile al mio paese. Guardate, questa città di nome Komarov era una delle più povere dell’entroterra russo. Grazie al mio genio, e sfruttando solo risorse naturali, ho reso fertili terreni incolti, ho creato posti di lavoro, ho rimesso in moto l’economia di una città. E posso farlo con molte altre, se solo me ne verrà data la possibilità. Ecco perché ho richiesto questa intervista. Intervistate gli abitanti di Komarov, chiedete loro come era la loro vita prima che arrivassi io… sarà molto illuminante”.
“Lo faremo, dr. Kragoff. Però devo chiederle… si vocifera che lei sia stato coinvolto in attività criminali… che abbia avuto scontri coi Fantastici Quattro e Iron Man negli Stati Uniti e sia coinvolto nel recente attacco a…”.
“Bugie. Bugie messe in giro da Reed Richards, l’uomo che non rispetta i suoi simili. Non c’è alcuna prova oggettiva, come un filmato, che mi colleghi ad attività criminali. Solo la parola di questi… sedicenti supereroi. Iron Man indossa una maschera: faccia come il Guardiano Rosso, se la tolga e mi accusi a viso aperto, se ne ha il coraggio”.
Seguono poi le interviste agli abitanti di Komarov. Le loro lodi a Ivan Kragoff, di come abbia cambiato le loro vite, rendono lo scienziato quasi un santo.
“E adesso?” chiede Bukharin.
“Succederà che domani ci pioverà addosso tanta merda” commenta Menikov.

Roma.

“Dimmi, clone di Thor” avanza Sun “Sei forse al servizio di mio padre? Io e la mia squadra lo stiamo cercando da mesi”.
“Io non ho ancora capito chi siete” ribatte Perun.
“Giusto, gente, vuole le presentazioni. In effetti nessuno a parte me è conosciuto”.
“Io non conosco nessuno di voi”.
Il volto di Sonia Elios si incupisce. “Non sono belle parole da dire a una ragazza. Io sono Sun e sono stata in WorldWatch, ho conosciuto i Vendicatori”.
“Uno solo e per cinque minuti” ribatte l’altra donna presente.
“E tu smettila prima che ti rovini la tua bella faccia. Lei è Madrepatria, non ho ancora ben capito che poteri abbia. Il tipo silenzioso lì dietro è Vessillo, lui pensa sia un bel nome in codice: però devo ammettere che è un superpoliziotto cazzuto, soprattutto da quando un siero che gli è stato iniettato un mese fa ha potenziato le sue capacità acrobatiche e le sue doti muscolari. L’uomo in tuta mimetica è Partigiano: con un nome simile, puoi intuire da solo quanto sia nostalgico del passato… ma tu non farlo arrabbiare, è per il tuo bene. E infine…”.
Solo in quel momento Sun si accorge che Perun non le sta più prestando attenzione e sta guardando in aria, parlando a qualcuno che non c’è. “Più noiosa di Frigga, dici?”.
“EHI!” grida la ragazza. Perun torna a prestarle attenzione. “Se non ti piacciono gli spiegoni, potevi dirlo. Torniamo alla mia domanda di prima. Sei al servizio di mio padre?”.
“Se ho detto prima di non conoscerti, vuol dire che non conosco nemmeno tuo padre, ti pare?”.
Ora la rabbia cresce nella giovane eroina, la quale sfortunatamente è ancora un po’ troppo impulsiva. Così lancia una fiammata contro Perun, che la para con la sua ascia La leader di Squadra Italia ordina ai suoi compagni di bloccare Perun e loro si lanciano all’assalto dell’eroe russo.
Perun si alza in volo. “Loki, mettiamo fine a questa follia al più presto. Dove si trova la Pietra?”.
“Sto cercando di individuarla” dice la proiezione astrale del dio “Pazienta solo qualche altro minuto”.
Improvvisamente il paesaggio attorno a Perun inizia a mutare drasticamente, il cielo azzurro diviene di colore rosso sangue e i Fori Imperiali vengono sostituiti da costruzioni surreali, infernali. Poi, come dal nulla, compare una sua vecchia conoscenza: Veles, il dio della morte.
“Che ci fai tu qui?” grida Perun “Avevi promesso di lasciarmi in pace almeno per un anno”.
“Sai, è quasi commovente che tu ti sia fidato delle parole del dio della morte”.
Perun, pieno di rabbia, attacca Veles, il quale però scompare per riapparire in un altro luogo. Perun torna alla carica, ma la scena si ripete. Più e più volte. Fino a quando delle fiammate invadono il corpo dell’eroe russo, che si ritrova immobilizzato.
“Perun!” riappare improvvisamente Loki “Guardati bene intorno. I contorni di questo inferno sono raffazzonati e non c’è ragione per cui Veles debba sfuggire alla lotta”.
Pur preda del dolore, Perun si guarda intorno e capisce. Tutto questo non è reale, tutto questo è una…
“Illusione!”.
Perun colpisce nuovamente il suolo con la sua ascia, creando un’onda d’urto talmente potente che mette fuori gioco i responsabili di questo infernale miraggio, ovvero Madrepatria e Mr. Illusion. Separati, i loro poteri sono temibili, insieme sono letali: sarà per questo che condividono oltre ai poteri anche le lenzuola.
Perun è stordito per via di quanto accaduto, ha sottovalutato troppo questi eroi. Vessillo e Partigiano cercano di approfittare del suo stato confusionale, lo colpiscono ripetutamente, ma loro alla fine rimangono esseri umani. Mentre lui è un dio. Partigiano è il primo a cadere, mentre Vessillo lotta strenuamente mostrando un coraggio che Perun non può fare a meno di ammirare. Ma anche lui infine crolla a terra.
Ancora provato, Perun vede arrivare contro di lui nuovamente una fiammata di Sun. La manovra però è uguale alla precedente: quella ragazza non ha esperienza, è il suo pensiero. Così para il colpo proprio come aveva fatto poco fa. Ormai è troppo tardi quando capisce di aver commesso un grave errore: era una precisa tattica della ragazza, distrarlo con una manovra facile mentre lei gli si avvicinava. Sun non teme le fiamme, non possono farle del male. Salta contro Perun, gli infila una mano in bocca e scarica tutta la sua potenza.
Il mondo di Perun diventa nuovamente un inferno. Vorrebbe urlare, ma non può. Il suo mondo cambia, ha un’altra visione: vede qualcosa precipitare dal cielo. Qualcosa che sembra… lui? Perun non può fare molto e quindi scatena la sua rabbia nell’unico modo che gli è consentito, con un’arma che avventatamente Sun non ha pensato di sottrargli.
Perun scaglia la sua ascia al suolo, generando tremende onde sismiche lungo tutta Roma e spedendo Sun lontano, le onde d’urto che percuotono il suo corpo e le provocano un rapido svenimento. Ma Perun non si accorge di questo, ancora grande è la rabbia nel suo corpo e si prepara a un nuovo, devastante colpo.
“Fermati!”.
Questa voce imperiosa lo riporta miracolosamente alla ragione. Loki gli indica la grande voragine che ha appena creato, in fondo alla quale c’è un oggetto luccicante. “Ecco, la prima Pietra. È inutile che tu rimanga qui: prendila e vattene”.
Perun non ribatte, il suo corpo sta ancora tremando. E non di rabbia. Quando afferra la gemma, la sua mano ha tremende convulsioni, quasi ne perde la presa. Poi inizia a levitare, ma non per sua volontà, è il potere della pietra. L’eroe russo scompare alla vista, lascando dietro di sé distruzione e sangue.

SECONDA GIORNATA

Base della Guardia d’Inverno.

Vladimir Menikov, Dimitri Bukharin, Stella Nera e il Guardiano Rosso rivedono per l’ennesima volta il filmato dell’intervista a Ivan Kragoff. Poi le persone della città in cui risiede, Komarov. Sono felici, immensamente felici, qualcuno li giudicherebbe persino eccessivi nelle loro manifestazioni di gioia se non fosse che il circuito mediatico ama costruire una propria verità. L’alba è appena spuntata su Mosca, l’alba di quella che si prospetta una lunga giornata.
“Mi ricordo di questo Kragoff” dice Alexi Shostakov “Lessi di alcune sue imprese quando la stampa americana cercò di infangare il suo genio”.
Il Guardiano ammira quest’uomo, Menikov pensa a come sfruttare la cosa. “Sfortunatamente, altri non saranno d’accordo con te”.
“Gli americani, certo. Coloro che hanno plagiato la mente di mia moglie, tanto da costringervi a definirla persona non grata nel nostro paese. Ma a noi cosa importa di loro? Abbiamo ridotto la criminalità qui in Russia ai minimi storici e altri stanno seguendo il nostro esempio. Lasciamo che gli americani anneghino nella crisi economica che hanno causato”.
“Purtroppo, mentre eri in coma, alcune cose sono cambiate nel panorama internazionale, Shostakov” ribatte Bukharin “Gli Stati Uniti non sono più il grande nemico”.
“E Natasha Romanov non è più tua moglie” aggiunge Katrina Bulikova.
Shostakov le si avvicina. “Cosa intendi dire?” Non è un tono minaccioso, pare più… incuriosito.
“Che prima ti lasci alle spalle il passato, meglio sarà per te e questa nazione”.
Non ha senso aggiungere altro per Shostakov, che questa donna viva delle proprie convinzioni. L’uomo tornato dalla tomba non ha potuto fare a meno di pensare a Natasha in questi giorni, chissà cosa avrà pensato quando avrà visto in televisione lui che si smascherava pubblicamente… forse l’ha fatto anche per lei, per dimostrarle che è davvero lui e che è ancora vivo. Shostakov sa che prima o poi, anche se al momento le condizioni paiono avverse, lui e Natasha si rincontreranno… anche se nessuno di loro può sapere in quali termini.
Poco dopo Menikov viene chiamato altrove, interrompendo così la riunione. Non gli viene detto con chi deve parlare, è facilmente intuibile. In una saletta appartata, due minuti dopo, Vladimir Menikov si mette in contatto con il Primo Ministro: la sua faccia irata dice tutto.
“Buongiorno, Vladimir” il finto tono cordiale rende le cose ancora peggiori “Volevo farle una domanda, volevo chiederle se riesce a indovinare come sto passando la mia giornata”.
“Penso sia stata una giornata, e nottata, insonne”.
“Esatto. Sono in contatto costante col Presidente, il quale sta facendo del suo meglio per calmare gli americani e l’ONU, che non ci vede di buon occhio dopo che abbiamo deciso di cacciare lo SHIELD”.
“Non dobbiamo pentirci di una buona scelta”.
“E di ospitare su suolo russo una potenziale minaccia alla nostra nazione? Di questo dobbiamo pentirci o no?”.
“Ho fatto le mie ricerche” continua placidamente Menikov “Ivan Kragoff non ha alcun precedente penale qui in Russia, solo negli Stati Uniti, i quali se pensassero a fare le cose nel modo giusto e a non lamentarsi come fanno di solito, avrebbero già fatto richiesta di estradizione”.
“Ma se noi catturassimo e facessimo deportare il nuovo eroe della patria, la cosa ci si ritorcerebbe subito contro”.
“Ascolti, non sto dicendo che la situazione non sia grave. Ma non dobbiamo farci prendere dal panico: quello che chiedo a lei e al Presidente è di farmi guadagnare un giorno. Un solo giorno. Di modo che io possa comprendere al meglio la situazione e trovare una soluzione accettabile per tutti”.
“Lo sa che il gruppo noto come Fantastici Quattro si sta dirigendo verso i nostri confini?”.
“Mi occuperò anche di loro, Primo Ministro, glielo assicuro. Un solo giorno, uno solo”.
La richiesta, che Menikov sa essere facilmente attuabile, vuole anche essere un pungolo: se il Primo Ministro si rifiutasse, mostrerebbe una debolezza agli occhi di una persona che è a tutti gli effetti un suo subalterno, per quanto alcuni contesterebbero questo appunto. Così non può far altro che aggiungere:”Le do 24 ore, non una di più”.
Il primo pericolo è passato, pensa Menikov, ora rimangono solo i Fantastici Quattro di cui occuparsi. Quanto potrà essere difficile?

Cina.

Ursa Major nota che gli altri suoi compagni di squadra sono in disparte, è uno dei rari momenti di calma che avranno. Forse l’unico. Laynia invece è sola con sé stessa, anche se ancora per poco. Le si avvicina.
“Penso che dovremo parlare” dice Mikhail Ursus.
Il volto di Laynia tradisce una genuina sorpresa. “Di cosa?”.
Mikhail appare incerto, poi qualche istante dopo riprende a parlare. “Di quello che ha detto Katrina a Leitkov, di quello che le ho confessato come un vero sciocco in un mio momento di debolezza. Il fatto è che pensavo fossi morta…”.
“Tu pensi che io non mi sia accorta, mai accorta, di quello che provi per me?”.
La domanda spiazza Ursa Major e Laynia continua. “Penso che covi questi sentimenti sin da quando ci hanno bollato una prima volta come traditori dello stato, quando ci siamo alleati con Gremlin. Sì, posso capire che la tua condizione ti renda un solitario, più di quanto possiamo esserlo io, Nikolai… persino Emil. E sì, capisco che tu non abbia mai avuto una relazione seria nella tua vita…”.
Non è così in realtà, poiché queste parole Mikhail Ursus le ha già sentite. Un amore giovanile, eppur passionale. Che una volta finito, per nessuna vera ragione se non che lei sentiva di non voler continuare quella relazione, lo lasciò in uno stato di profonda depressione. L’ingresso nella vita militare fu il modo in cui combatté quel senso di autodistruzione di quei giorni. Quando gli chiesero di diventare la cavia di un esperimento potenzialmente pericoloso, accettò: non per il bene della patria, ma perché dentro di sé voleva punirsi per quel fallimento che lui giudicava inaccettabile. Una sensazione sciocca, una sensazione che lo ha portato a fargli perdere la sua umanità: forse è questa alla fine la punizione che stava cercando.
“… Ma io penso però che noi…”.
Laynia non riesce a concludere la frase poiché in quel momento un lampo la afferra e la porta via. Ursa Major non ha il tempo di reagire che si ritrova la strada sbarrata da sei misteriosi individui. Indossano tute dello stesso colore, verde vomito, con sopra stampato il simbolo di un animale. Un bue, un serpente, una tigre, un cavallo, una scimmia, un cane.
“E col coniglio di prima e me lo zoo è al completo” trova il tempo di ironizzare Ursa Major, il quale non immagina con quale Forza lui e i suoi compagni dovranno battagliare.

Komarov.

Ivan Kragoff osserva la sua gente, sì, sente che questo è il suo popolo. I giornalisti sono rimasti qui, sanno che ci sarà una grande storia che loro potranno raccontare. La vita sembra procedere tranquilla in questa città: la gente va a fare la spesa, si diverte, chiacchiera… non ha bisogno di lavorare, il genio di Kragoff ha fatto sì che chiunque possa essere autosufficiente. Tutti sono alla pari a Komarov, nessuno è il signore di qualcun altro… o almeno così pensano, poveri sciocchi.
Ivan Kragoff rientra nel suo grande edificio, pieno di avveniristici computer e una biblioteca con testi scientifici la cui complessità metterebbe alla prova persino le menti più eccelse del pianeta. Ci sono anche le sue Superscimmie, non più tre dopo che l’AIM lo ha aiutato a replicare il procedimento su altri primati. Sono un esercito, un esercito immobile, anche se ancora per poco.
Kragoff si ritira nella sua camera privata. Sente che sta per arrivare. La sua maledizione. Si siede, poi tremende convulsioni sconvolgono il suo corpo, mentre lui si porta le mani alle tempie.
“Esci dalla mia testa!” grida Kragoff.
“Sei tu che mi hai fatto entrare” dice la voce nella sua testa “E di questo ti devo ringraziare, un onore che ho concesso a pochi nella mia vita… se così vogliamo definirla. Non ho più un corpo, ma tu mi aiuterai a ricrearne uno”.
“Non… non lo farò mai”.
“Ricorda che se non fosse stato per me non avresti mai costruito la tua personale utopia e, se continuerai a servirmi con rispetto, forse alla fine la risparmierò dalla mia distruzione”.
“Perché hai voluto che concedessi quell’intervista? Potevamo rimanere invisibili agli occhi del mondo…”.
“Ma io non voglio essere invisibile. Voglio dimostrare a tutta l’umanità quanto posso essere letale. Ho già annientato una nazione… e mi preparo a rifarlo. Gli eroi della Russia presto verranno qui… io voglio che questo accada al più presto. Loro mi daranno il potere di cui ho bisogno e tu e le tue scimmie non potrete fermarmi”.
Per l’ennesima volta Kragoff pensa a come annientare il suo demone interiore, non trovando alcuna soluzione. E forse per la prima volta nella sua vita prova una nuova sensazione: pentimento.

CONTINUA...

Note: E dopo aver resistito ben otto episodi, alla fine ho ricordato il legame tra il Guardiano Rosso e la Vedov Nera, Natasha. La scena (e l'intera saga peraltro) avvengono prima dell'incontro/scontro per la liberazione di Vazhin e la separazione legale tra i due narrata su Marvel Knights. La motivazione di Natasha per i lettori di quella serie è evidente, qui capirete perché alla fine Alexi Shostakov non abbia lottato più di tanto per tentare di riconquistarla. Mi giunge voce comunque che le loro strade potrebbero incrociarsi nuovamente.
AVete visto la nuova formazione di Squadra Italia, che vede l'aggiunta di Mister Illusion proveniente dalla serie Gemini (avevo supervisionato pure quella, abbiate pazienza). Il fatto che Vessillo sia ora un supersoldato o giù di lì è una mia idea che forse riprenderò in futuro... non trattenete il fiato, però, eh.
Gli ospiti d'onore che compaiono alla fine penso siano ben chiari (conoscete qualche altro supergruppo che milita in Cina?).